di Antonio Amatruda
Le reliquie del corpo di S. Andrea furono portate da Costantinopoli ad Amalfi nel 1208 dal Cardinale Pietro Capuano, legato pontificio al seguito della quarta crociata.
Non tutte furono collocate sotto l’altare maggiore della cripta. Alcune, tra cui il capo, vennero nascoste in un luogo segreto per evitare che potessero essere trafugate.
Le reliquie nascoste furono trovate una prima volta il 2 gennaio 1603 in occasione della trasformazione barocca della cripta voluta dai re di Spagna Filippo II e Filippo III. Di fronte all’altare si decise di costruire il coretto che oggi si vede eliminando l’antica sagrestia. Durante i lavori, otto palmi sotto terra (2,08 metri in quanto il palmo equivaleva a 26 cm) e 20 palmi dall’altare (5,20 metri) furono rinvenute nella cassa di marmo che oggi è murata nella parete della scala che conduce alla cripta con iscrizione Corpus S. Andreae Apostoli.
Venne redatto un verbale di ritrovamento in due copie sottoscritte dall’arcivescovo Giulio Rossini, dal sindaco Pompeo d’Alagno ed altri ecclesiastici e rappresentanti del governo cittadino. Una copia fu inserita nella cassa che sei giorni dopo venne di nuovo riposta nel coretto. L’altra copia fu conservata in Archivio. Il documento si concludeva con l’invito a chiunque avesse letto di non divulgare la notizia «affinché si eviti qualche furto di un tanto tesoro».
Il segreto comunque non fu mantenuto. Lo storico Francesco Pansa (1671 – 1718) nell’Istoria dell’antica repubblica d’Amalfi pubblicata postuma nel 1724 scrive che Pietro Capuano ripose metà delle reliquie sotto l’altare dove scaturisce la manna; l’altra metà con il capo nel muro del coro di fronte all’altare in un’arca marmorea coperta di un panno di seta rossa così ritrovata nel 1608 dai muratori che costruivano la nuova cripta per ordine dei re Filippo II e III. (reposuit illarum medietatem subtus altare, unde divinus liquor scatet, aliam vero medietatem cum capite reposuit in muro chori in cospectu altaris intus arcam marmoream serico rubeo coopertam, sic repertam in anno 1608, a muratoribus construentibus ordine Philippi II et III Sacellum, nova et regia forma).
La data del 1608 è sbagliata, non risulta che la cassa fu trovata avvolta in un panno di seta rossa ma tutto il resto è esatto.
Nel 1846 si approfittò dei lavori di sostituzione del pavimento della cripta per verificare la reale presenza di parte del corpo dell’Apostolo. Si doveva costruire una volta sotto al pavimento del coretto, probabilmente per eliminare avvallamenti. Il provicario generale dell’arcidiocesi Nicola Camera avvertì di sorvegliare le operazioni di scavo in quanto l’arcivescovo Mariano Bianco gli aveva «segretamente comunicato una carta antica, da più tempo presentatale riservatissimamente», cioè il verbale del 1603.
Com’è noto lo scavo ebbe esito felice. Individuato il sito, la cassa fu estratta a porte chiuse alle sette di sera del 28 gennaio 1846.
Il provicario Nicola Camera era già stato autore di una storia di S. Andrea nel 1830 e soprattutto era fratello di Matteo Camera che all’epoca era già uno storico affermato. Tuttavia questi non dà credito a Pansa di cui più volte evidenzia gli errori nella sua Istoria della città e Costiera di Amalfi del 1836.
Anche a molti anni di distanza dal ritrovamento, nelle Memorie storico diplomatiche del 1876, Camera non dà atto che quanto riferisce Pansa era vero, limitandosi ad affermare che «un’antica e costante tradizione tramandata di generazione in generazione e di poi avvalorata dalla nuova scoperta di un pubblico documento affermava l’esistenza della testa di S. Andrea in Amalfi giacente sotterra e discosta dal rimanente corpo».
Eppure le indicazioni di Pansa sono addirittura più precise.
Infatti il verbale del 1603 indica che la cassa fu ritrovata a 5,20 metri dall’altare, senza specificare dove fu riposta, lasciando intendere che fu rimessa nello stesso luogo. Ora, misurando dalla mensa 5,20 metri non si arriva al coretto ma ai banchi antistanti. E anche misurando dal gradino della balaustra si arriva in corrispondenza dell’esterno dell’arco, ben prima degli stalli.
Invece nel 1846 la cassa fu trovata in fondo al coretto, proprio nel muro del coro di fronte all’altare come riferisce Pansa.
Il capo da allora è esposto alla pubblica venerazione. La cassa di marmo fu murata nella parete della scala che conduce in cripta. Alcuni pochi frammenti furono trattenuti. Le altre ossa in una nuova cassa d’argento furono riposte lì dove furono ritrovate, in fondo al coro, dove il cardinale Pietro Capuano aveva deciso di celarle.
Fonti:
I verbali di ritrovamento del 1603 e del 1846 sono stati trascritti e pubblicati da D. Andrea Colavolpe, Amalfi e il suo Apostolo, Salerno 2001, pp. 233 ss.;
F. Pansa, Istoria dell’antica repubblica d’Amalfi, vol. I, p. 291
La notizia che le altre reliquie ritrovate nel 1846 furono rimesse sotto al coretto è in L’Apostolo S. Andrea e la Città di Amalfi, § 1, Circa la traslazione del Corpo del S. Apostolo, appendice al Sinodo De Dominicis pubblicato nel 1904, p. 190.
M. Camera, Memorie storico diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, Salerno 1876, vol. I, p. 393.