(a cura di Antonio Amatruda)
I Piccolomini furono feudatari del ducato di Amalfi dal 1461 al 1583. La loro dimora fu il palazzo sito al largo Duchi Piccolomini ma popolarmente noto come Lastricato, termine documentato già nel XVII secolo, perché è la copertura dell’arsenale. All’indomani della fine del ducato il palazzo fu abbandonato e visse un periodo di profondo degrado sino alla metà del XVII secolo quando fu rilevato dai Bonito, una potente famiglia patrizia originaria di Scala, trasferitasi ad Amalfi nel Quattrocento.
I Bonito svolsero un ruolo di primo piano nella vita politica e religiosa di Amalfi sino al Settecento. Dal 1538 ebbero il diritto di patronato dell’arcidiaconato, la prima dignità del Capitolo amalfitano, carica che spesso fu ricoperta proprio da esponenti della famiglia.
Tra questi vi fu Ottavio Bonito, arcidiacono dal 1691 alla morte nel 1736, noto per una lite che, insieme al fratello Alessandro, lo oppose a mons. Michele Bologna. Il Bonito infatti nel 1701, dopo la morte dell’arcivescovo Simplicio Caravita, fu nominato Vicario capitolare. In tale veste riuscì ad impossessarsi delle tre chiavi della manna e ne consegnò una a suo fratello Alessandro, uno degli Eletti dei nobili della Città. I due fratelli rifiutarono di consegnarle a mons. Bologna asserendo che esse spettavano per antica consuetudine una ciascuna all’Arcivescovo, al Capitolo e alla Città. Mons. Bologna dovette intentare una causa per riottenerle e gli furono finalmente restituite nel 1704.
Ottavio Bonito dimorava al Lastricato come gli altri componenti della famiglia. A lui si deve la costruzione della cappella di S. Maria delle Grazie, attigua alla propria abitazione.
Per erigere la chiesa il 4 giugno 1696 ottenne in enfiteusi da don Michele Carrano la profanata chiesa di S. Antonio Abate ai Ferrari, di origine medievale, sita accanto agli arsenali (oggi in parte cabina elettrica ENEL).
La cappella fu costruita sopra, al livello del Lastricato.
Apprendiamo la data di consacrazione, il 5 gennaio 1697, grazie alla protesta di un parente dell’arcidiacono, il patrizio Nicola Bonito. Questi aveva ricevuto in eredità dal padre Andrea un magazzino con loggia confinante con la cappella in costruzione, la quale arrecava pregiudizio alla sua proprietà. Pertanto aveva intrapreso una causa di fronte al Sacro Regio Consiglio che aveva ordinato la sospensione dell’opera e la riduzione in pristino stato. Tuttavia don Ottavio proseguì ugualmente i lavori «e questa mattina cinque del
corrente è stata benedetta la chiesa suddetta e in quella si celebra».
Nel catasto murattiano degli inizi dell’Ottocento essa figura come cappella gentilizia intestata ancora ad un Bonito, Angelo, possidente di Amalfi.
Oggi la chiesetta si presenta con un solo ambiente in veste ottocentesca. L’altare è in marmo.
Un’iscrizione sul paliotto ricorda il committente, Francesco Paolo Camera nel 1876. Il Camera, pastaio, abitava al Lastricato e fu anche uno dei donatori della bara di Gesù morto.
E’ ottocentesca anche la statua della Madonna delle Grazie, ora restaurata a devozione dei fedeli.
La Madonna con il titolo delle Grazie ad Amalfi è venerata anche alla chiesa del rione Casa Milano (leggi qui) e ad essa è dedicata anche una della cappelle alla navata sinistra del duomo già di patronato della famiglia Cimini, a sinistra della cappella di S. Eustachio.