Rallegriamoci ed esultiamo, Gesù il risorto ci ha raggiunti, ci chiede di avere fiducia in lui perché lui è risorto dalla morte. Beato l’uomo che confida nel Signore, sarà come un albero fiorito. Questo mistero stamattina lo vogliamo vivere sotto lo sguardo di questa icona, è stata posta sull’altare e riproduce i due discepoli di Emmaus in una forma nuova. I due discepoli non hanno avuto più fiducia nel Risorto e sono andati via dal gruppo degli apostoli, Gesù li ha raggiunti, e li provoca perché siete tristi? Ecco fratelli miei cosa vuole fare la Chiesa con il sinodo, vuole raggiunge i suoi figli che si allontanano dalla Chiesa e vuole che sia Gesù risorto a raggiungerli, perché essi possano sfogarsi e dire del loro malcontento; ma poi deve essere il Signore a riempire il loro cuore di gioia. Questo è l’obiettivo che la Chiesa vuole raggiungere con il Sinodo, ma è il mistero anche che adesso, Gesù vuole realizzare insieme con noi. Anche noi forse, tante volte non abbiamo più fiducia in lui, ci lasciamo scoraggiare, dalle lacrime, dalle ingiustizie, dall’ingratitudine. Gesù adesso ci dice, non aver paura se sei nelle ristrettezze della vita, è uscita la povertà, non aver paura se adesso devi piangere, anche io ho pianto; non aver paura del futuro perché io sono con te.
Beati noi se confidiamo nel Signore, andiamo incontro a lui, apriamo il nostro cuore, rallegriamoci ed esultiamo: Cristo, il Risorto, è con noi.
(dall'omelia della Santa Messa Capitolare celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe nella Basilica Cattedrale di Amalfi per la VI Domenica del Tempo Ordinario dell'anno 2022)
Gridate di Gioia!
Perché dobbiamo rallegrarci, perché dobbiamo gridare di gioia, perché non dobbiamo lasciar cadere le braccia ed essere lieti? Perché stiamo incontrando il figlio di Dio, il dono del padre, questo è quello che stiamo celebrando. In questo tempo, invece, si vuole cancellare Cristo dalla storia. Dall’Europa è venuto un documento con cui si raccomanda di non dire più il tempo del Natale, bisogna dire il tempo delle vacanze. si vuole cancellare Cristo. Un vescovo che in questi giorni ha ricordato che il bambino Gesù non è babbo natale e sui giornali si è subito gridato all’invettiva contro il babbo natale. Non si può dire più la verità e la verità è che il Padre ha mandato nel mondo il figlio suo per salvarci, per farci stare sereni anche in mezzo alle difficoltà della vita, in mezzo alle sofferenze e le angustie. Questo è il dono che dobbiamo accogliere e allora apriamo il nostro cuore, quello che Giovanni Battista annunziava si realizza adesso per noi, apriamo le nostre mani e accogliamo il figlio di Dio nella nostra umanità in questa povera umanità. Accogliamo il figlio di Dio e lui effonderà il suo spirito nel nostro cuore e noi usciremo da questo incontro rinnovati, è la cosa più bella rinnovare il nostro spirito, ne abbiamo bisogno. Andiamo incontro al Signore lo spirito del Signore è sopra di noi.
(dall'omelia della Santa Messa Capitolare celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe nella Basilica Cattedrale di Amalfi per la III Domenica di Avvento)
Sinodo: una Chiesa all’ascolto
Carissimi fratelli e sorelle, dopo la solenne celebrazione dell’apertura del cammino sinodale, presieduta dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro in Vaticano, domenica scorsa, 10 ottobre, ora tutte le Chiese del mondo danno l’avvio al cammino, a livello diocesano.
Non siamo soli, ma uniti a tanti fratelli e sorelle sparsi sul nostro pianeta, con l’unico intento di fare esperienza sinodale, cioè di “camminare insieme”.
Infatti la parola “sinodo”, significa “camminare insieme”, camminare sulla stessa strada.
Negli anni trascorsi, con la guida dell’equipe di Mondo Migliore, abbiamo già cercato, in qualche modo, di camminare insieme.
Adesso, con tutta la Chiesa siamo impegnati intorno al tema: «Per un Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione»: tre pilastri. Sono previste tre fasi, che si svolgeranno tra ottobre 2021 e ottobre 2023.
Il Cammino inizierà con il biennio dell’ascolto, ovvero con una fase narrativa che raccoglierà in un primo anno i racconti, i desideri, le sofferenze e le risorse di tutti coloro che vorranno intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi su “partecipazione, comunione e missione”; nell’anno seguente si concentrerà invece su alcune priorità pastorali, per approfondirle. Si propone un coinvolgimento il più ampio possibile, cercando di interessare non solo i praticanti, ma anche coloro che si sentono ai margini o al di fuori dell’esperienza ecclesiale.
Seguirà una fase sapienziale, nella quale l’intero Popolo di Dio, con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto sarà emerso nelle consultazioni capillari (2023- 2024).
Un momento assembleare nel 2025, da definire, cercherà di assumere alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio.
Questo itinerario, fortemente voluto da Papa Francesco, è stato pensato come dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio. Il Vescovo ed i preti devono ascoltarsi, i preti devono ascoltarsi, i religiosi devono ascoltarsi, i laici devono ascoltarsi. E poi, inter-ascoltarsi tutti. Ascoltarsi; parlarsi e ascoltarsi.
Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Vescovo, preti, diaconi, religiosi, religiose e fedeli laici: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14, 17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2, 7), così come troviamo nel libro dell’Apocalisse.
Non si tratta di raccogliere opinioni o di fare un’inchiesta, ma di imparare ad ascoltarci a vicenda, evitando risposte artificiali e superficiali.
Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione.
Avere orecchi, ascoltare, è il primo impegno. Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza, intercettare il suo passaggio e soffio di vita.
Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri.
La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione.
Come ci raccontano gli Atti degli Apostoli, la Parola di Dio cammina con noi. Tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa.
Lo Spirito Santo, è il regista di questa storia in cui tutti siamo protagonisti inquieti, mai fermi.
Se non ci sarà lo Spirito, sarà un parlamento diocesano, ma non un Sinodo.
La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention”, una convention ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito.
Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio.
Il Signore ci chiama, a liberarci dai nostri modelli pastorali ripetitivi, a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.
I pastori camminano con il popolo: a volte davanti, a volte in mezzo, a volte dietro. Il buon pastore deve muoversi così: davanti per guidare, per indicare la strada, in mezzo per incoraggiare e non dimenticare l’odore del gregge, e dietro per aiutare coloro che rimangono un po’ indietro, per trovare nuove vie per il cammino, o per ritrovare la strada smarrita.
Tutti devono poter partecipare e sentirsi accolti. Non si tratta di un privilegio – essere popolo di Dio –, ma di un dono che qualcuno riceve per tutti, il dono è per donarlo.
Il Santo Padre, parlando alla diocesi di Roma qualche mese fa, diceva: “Se la parrocchia è la casa di tutti nel quartiere, non un club esclusivo, mi raccomando: lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi frequenta o la pensa come voi – che saranno il 3, 4 o 5%, non di più.
Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza”.
Continua il Santo Padre: Desidero… incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale e dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi. E questo è vero: lo Spirito Santo ha bisogno di noi. Ascoltatelo ascoltandovi. Non lasciate fuori o indietro nessuno. Farà bene alla Diocesi e a tutta la Chiesa, che non si rafforza solo riformando le strutture – questo è il grande inganno! –, dando istruzioni, offrendo ritiri e conferenze, o a forza di direttive e programmi – questo è buono, ma come parte di altro – ma se riscoprirà di essere popolo che vuole camminare insieme, tra di noi e con l’umanità.”
In questa terza domenica del mese missionario, ci viene presentata una pagina significativa del vangelo di Marco, incentrata sul tema della diaconia e del servizio.
I figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni presentano una domanda a Gesù, che suscita la gelosia degli altri. Questo ci fa capire che tutto il gruppo degli apostoli ha bisogno di un chiarimento da parte del maestro, perché sono su una pista sbagliata. Devono acquisire una mentalità nuova.
Qual è la richiesta dei due fratelli: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.
E’ la ricerca dei primi posti, dei luoghi di potere, del successo. E’ una ricerca che sempre è stata alla moda ai tempi di Gesù, ma anche ai nostri tempi, cioè, di essere sopra gli altri, di apparire più degli altri, di avere più spazio, più onore, più diritti, più privilegi degli altri.
E’ una tentazione umana comune, ma va in una direzione contraria a quello che è il cammino dei veri discepoli. E Gesù dice: cosa succede in questo mondo? cosa fanno i capi delle nazioni? “Voi sapete che essi dominano e opprimono il popolo. “Tra voi però non è così”.
Non può essere questa la dinamica della comunità dei discepoli e della Chiesa. La Chiesa esiste per essere a sevizio dell’uomo, a servizio dell’umanità.
Gesù stesso dice: “Io sono venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita”. Il massimo del servizio è dare la vita. “Chi vuole essere grande tra voi, sarà schiavo di tutti, e servo di tutti”.
Ci sono, quindi, due vie:
quella del mondo che segue la logica del dominio, ed è mossa dall’ambizione, dall’arrivismo, dai privilegi, dagli onori, dalla ricerca dei primi posti, e dalla sete di carriera;
e la via di Gesù, con l’icona del servo, della diaconia, del dono di sé. Gesù ribalta le prospettive: non capi, ma ministri, servi. Così si diventa grandi: cioè si realizza pienamente la propria umanità. Chi dona la vita, chi serve i fratelli è veramente grande. E’ questa la strada da seguire, è questa la vera grandezza!
Cari fratelli e sorelle, la vita ecclesiale, come anche la nostra personale esperienza, comporta momenti di entusiasmo e momenti di rilassatezza; con l’auspicio che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo, iniziamo, con gioia, entusiasmo e santi propositi il nuovo cammino sinodale!
Il documento preparatorio del Sinodo si conclude con le parole di Papa Francesco che ricordano che “lo scopo del Sinodo, non è quello di produrre documenti, ma far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, suscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle e mani”.
Carissimi, presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici, con la guida dello Spirito Santo, grande protagonista della vita della Chiesa, riscopriamo la bellezza di “camminare insieme”, non perdiamo le occasioni di grazia dell’incontro, dell’ascolto reciproco e del discernimento per rinnovare la nostra Diocesi, per darle nuovo slancio e improntarla in uno stile sinodale e missionario. Con l’aiuto del Signore, e l’intercessione della Beata Vergine Maria, di Sant’Andrea, e di Sant’Adiutore, nostri patroni, a tutti auguro un buon cammino insieme!
dall'omelia di S.E. Mons. Arc. Orazio Soricelli della Messa di apertura diocesana del Sinodo 2020-2023, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi il 17 ottobre 2021
Pietà Signore, rigeneraci con la tua parola
Abbiamo iniziato questa Santa Eucaristia cantando insieme “kyrie eleison, Signore abbi pietà di noi”; ed è questo il sentimento che dobbiamo far crescere nel nostro cuore, il Signore deve avere pietà di noi, perché noi non apprezziamo i doni che il Padre dei cieli ci fa.
Un grande dono c’è stato dato, la legge di Dio, per cui Mosè dice al suo popolo, non c’è un popolo più intelligente e più saggio di noi perché noi possediamo la legge e sentiamo che il Signore è vicino a noi: questo diceva Mosè. I farisei, gli scribi, hanno invece trasformato il precetto dell’amore di Dio in lavatura di mani e di bicchieri e di stoviglie; tutte cose che non cambiano l’uomo ma rischiano di deformare il dono che Dio ci dona in tutte le cose.
Anche oggi assistiamo a quanto sta avvenendo nel mondo, ma perché? Perché non si mette in pratica la parola di Dio, non si vuole ascoltare la legge di Dio che ci dice, siamo tutti quanti fratelli, che tutti dobbiamo volerci bene come lui ci vuole bene; e lo ascoltiamo tante volte ma non lo mettiamo in pratica: ecco perché il Signore deve avere pietà di noi.
Avviciniamoci all’altare, avremo la fortuna non solamente di sentire vicino il Signore perché lo invochiamo; lì il Signore lo possiamo avere nel nostro cuore; lui deve rigenerare il nostro spirito non basta all’esterno dell’uomo, ma è l’interno dell’uomo che deve essere rigenerato ed è solo per opera di Dio.
Abbi pietà di noi Signore, rigeneraci con la tua parola.
(dall'omelia della Santa Messa Capitolare del 29.8.2021, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi, dal canonico don Luigi Colavolpe)
Lasciamoci contagiare dalla Fede
Carissimi, la Comunità ecclesiale di Amalfi, oggi, fa memoria del patrocinio dell’Apostolo Andrea; mentre il 30 novembre festeggiamo, con tutta la Chiesa il martirio dell’Apostolo, il dies natalis, l’ingresso nella gloria, quella di oggi, è una festa che commemora la celeste protezione di Sant’Andrea, che liberò Amalfi dall’incursione saracena del pirata detto il Barbarossa, nella notte tra il 26 e il 27 giugno del 1544. Contemplando la figura di sant’Andrea, primo chiamato, vogliamo lasciarci contagiare dalla sua fede, dalla sua amicizia per Cristo, dalla sua testimonianza eroica e vogliamo imparare da lui ad essere discepoli missionari e apostoli ardenti.
Il Vangelo di Marco, ci richiama alla fede e presenta due miracoli operati da Gesù: la resurrezione della figlioletta di Giàiro e la guarigione di una donna sofferente di emorragia. Sono due miracoli che affermano la vittoria di Gesù sulla malattia e sulla morte. È Cristo il medico delle anime e dei corpi. Quando abbiamo qualche difficoltà, quando sembra che il Signore non voglia intervenire, quando non vediamo la soluzione di un problema, dobbiamo ascoltare Gesù che ci dice: “Non temere, continua solo ad aver fede”. Gesù ci invita alla perseveranza. Le difficoltà devono essere occasioni di progresso nella fede e non di rinuncia alla fede ed alla speranza.
I due episodi miracolosi raccontati dal Vangelo di Marco ci invitano a maturare nella fede. Gesù premia la fede: “la tua fede ti ha salvata. Non temere, abbi fede.” Anche la nostra fede possa crescere e dare senso pieno alla nostra vita. Dall’Apostolo Andrea, vogliamo imparare ad essere autentici discepoli e metterci con attenzione e con fede alla scuola di Gesù. Vogliamo lasciarci illuminare, convertire e plasmare dal Vangelo, accoglierlo come norma della nostra vita e viverlo ogni giorno. L’apostolo Andrea ci contagi con la sua testimonianza e ci ottenga la grazia di essere veri discepoli di Cristo, disposti a seguirlo e ad annunciarlo ai fratelli, ma fino a quando non c’è un vero innamoramento del cuore per lui, noi facciamo delle pratiche religiose, dei riti, ma non saremo capaci di lasciare tutto e dare la vita per lui. L’apostolo Andrea ci ottenga il dono di numerose e sante vocazioni: giovani generosi disposti a lavorare per il regno di Dio. L’apostolo Andrea ci accompagni nel cammino e ci ottenga grazia e benedizione per tutti. Amen.
(dall'omelia di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Orazio Soricelli, nella festa del Patrocinio di Sant'Andrea Apostolo del 27.6.2021)
Dio è con noi
Carissimi oggi celebriamo il Corpus Domini, cioè la festa del corpo e del sangue del Signore che ci invita a meditare sul significato di questo meraviglioso dono e realizzare una vita eucaristica. Le letture bibliche ascoltate ci offrono dei preziosi spunti di riflessione per comprendere un poco meglio il mistero dell’eucaristia. Nella Solennità del corpus domini rinnoviamo la nostra professione di fede nel Cristo vivo e presente nell’eucaristia, ringraziamo il Signore per questo mirabile dono del suo amore; chiediamo perdono per la nostra superficialità, per la nostra indifferenza e proponiamoci di partecipare frequentemente, fruttuosamente, devotamente, alla santa messa in modo particolare a quella domenicale per ricevere convenientemente, cioè con animo puro, il corpo e il sangue del Signore. Ringraziamo Gesù non solo perché si è incarnato per la nostra salvezza ma nella Santa Eucaristia continua ad essere il Dio con noi, il Dio vicino, perché si è fatto cibo, nutrimento, donandoci la sua stessa vita e ci sostiene ed incoraggia nel cammino. Signore Gesù aiutaci a comprendere il mistero del tuo ineffabili amore perché senza di te non possiamo vivere pienamente; fa che ci nutriamo di te per rimanere con te e vivere per te; rendici attenti, accoglienti, generosi, solidali, verso i nostri fratelli e sorelle; insegnaci a diventare persone che sanno rendere grazie e diventare come del pane spezzato e condiviso. La vergine Maria tabernacolo vivente della presenza divina, ci ottenga di accogliere il Signore nel nostro cuore e di portarlo ai nostri fratelli. Amen
Dall’omelia di S.E. Mons. Arc. Orazio Soricelli, nella Solennità del Corpus Domini celebrata nella basilica Cattedrale di Amalfi
Superiamo le difficoltà non isolandoci
Carissimi confratelli presbiteri diaconi, carissimi fratelli e sorelle consacrati nella vita religiosa, seminaristi fratelli e sorelle della nostra madre Chiesa diocesana ci ritroviamo oggi nella nostra Cattedrale, cuore della Chiesa diocesana, per la celebrazione della Messa Crismale, epifania dell’unità della Chiesa locale radunata attorno al pastore e viviamo questa liturgia sentendoci uniti alla cattolicità e all’universalità della Chiesa.
Ogni anno nella Messa Crismale il profeta Isaia ci ricorda la missione affidataci: il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati ad consolare tutti gli afflitti. La missione di Cristo di portare in me l’annuncio del Vangelo è affidata anche a noi pasqua del Signore, sopra di noi ci ha consacrato con l’unzione ci ha inviati a portare il lieto messaggio.
Preghiamo per i nostri seminaristi che si stanno formando in seminario e per quelli che il Signore sta chiamando perché possano discernere nella sua voce e rispondere generosamente; la nostra preghiera raggiunga i missionari e missionarie, religiosi, religiose e laici che annunciano il vangelo e testimoniano l’amore del Signore oltre i confini della nostra penisola. Motivo di grande gioia per la nostra Chiesa diocesana è l’apertura della causa di beatificazione di Monsignor Ercolano Marini, Arcivescovo di Amalfi dal 1915 al 1945. Questa mattina presso la cripta di sant’Andrea hanno prestato il giuramento alcuni esperti che avranno il compito di esaminare le opere pubblicate dal compianto presule: il Signore glorifichi il suo servo fedele. Carissimi sacerdoti diamo il meglio di noi stessi, con l’aiuto del Signore superiamo le difficoltà cerchiamo di non isolarci ma di vivere la fraternità e la comunione, voi cari fratelli e sorelle laici partecipate attivamente alla vita delle parrocchie non da spettatori ma da protagonisti responsabili. Il dono ineffabile dello Spirito Santo possa effondersi abbondantemente su ciascuno di noi e di infiammarsi con il suo amore.
La Vergine Santissima sposa dello Spirito, l’Apostolo Andrea, il Vescovo Sant’Adiutore ci ottengano di sperimentare una rinnovata Pentecoste.
dall'omelia della Santa Messa Crismale celebrata il 22.5.2021 nella Basilica Cattedrale di Amalfi da S.Ecc.za Rev. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi e Cava de' Tirreni
Dio è la sorgente dell’Amore
La chiesa di Amalfi – Cava de’ Tirreni fa memoria della traslazione delle reliquie dell’Apostolo Andrea da Costantinopoli ad Amalfi. Le preziose reliquie furono custodite dapprima in un luogo segreto e poi furono collocate solennemente nella Cripta della Cattedrale l’8 maggio del 1208; un evento significativo che ha segnato indelebilmente la vita e la storia della nostra città.
La memoria grata deve trasformarsi nell’impegno nel presente a testimonianza di fede, di sequela, di annuncio missionario fino al martirio dell’apostolo Andrea e sospingerci ad essere cristiani non solo credenti ma anche credibili. La fede deve manifestarsi nelle opere, nell’impegno ecclesiale, nella preghiera, nell’ascolto, nell’annuncio della parola e nella testimonianza della carità.
Purtroppo la pandemia causata dal coronavirus ha marcato anche le nostre espressioni di fede, questo tempo sospeso ci ha costretti a fermarci, riflettere a discernere tra le cose essenziali e quelle secondarie, forse anche a purificare a potare alcune manifestazioni di pietà popolare. La storia insegna che i momenti difficili di crisi oltre al disagio e alla sofferenza, presentano anche dei risvolti positivi di crescita e di maturazione ed è forte in noi il desiderio di tornare al più presto a tempi più sereni senza l’angoscia per la salute; questo è possibile ed è auspicabile ma non sarà più tutto come prima, la storia va avanti dobbiamo imparare a fare i conti non solo con la presente ma anche con altre probabili emergenze.
La liturgia di oggi e la bibbia ci rivelano che Dio è amore ed è questa la definizione più bella di Dio e il suo amore si è manifestato con la venuta di suo figlio nel mondo, non siamo stati noi ad amare Dio ma è lui che ha amato noi e ha mandato suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Dio è la sorgente dell’amore, Dio è generosità assoluta e benevolenza infinita, noi siamo amati da Gesù e abbiamo il dovere di amare come lui ci ha amati.
In questo mese di maggio dedicato alla Madonna noi vogliamo camminare nel segno di Maria e nel segno di Andrea, vogliamo metterci come discepoli alla sequela per imparare dalla vergine Maria. A Sant’Andrea vogliamo raccomandare la fine della pandemia che ha portato sconvolgimenti e morte sul nostro pianeta la chiusura delle attività turistiche commerciali vitali per l’economia e la vita del nostro territorio, ha creato dure sofferenze: come comunità ecclesiale vogliamo stare vicini alle famiglie che hanno sofferto maggiormente il disagio della pandemia.
dall’omelia della Messa Pontificale del 8.5.2021 memoria della Traslazione delle Reliquie di S. Andrea Apostolo, celebrata da S.E. Mons. Arc. Orazio Soricelli
Amate con i fatti e la verità
Ho notato all’inizio della celebrazione un nonnino circondato dai suoi nipotini e quest’immagine mi ha accompagnato nel riflettere sul vangelo di oggi da cui ci viene una domanda che ci deve responsabilizzare a non amare con la lingua e con le parole ma con i fatti e la verità.
Siamo circondati da tante persone ma il nostro prossimo come dobbiamo amarlo?
La risposta ci viene appunto dal vangelo, dobbiamo dare loro i frutti che lo Spirito Santo fa germogliare sui nostri tralci: è questa la nostra responsabilità nello stare con gli altri. Questo senso di responsabilità ci deve far gustare il mistero che adesso stiamo celebrando nello stare insieme.
Qui c’è la Santissima Trinità in mezzo a noi, perché il padre è l’agricoltore di questa vigna, ci sta guardando in questo momento e ci guarda con compiacenza perché San Giovanni ci ha detto che siamo figli suoi e ci guarda con tenerezza come un papà. Qui tra noi c’è suo figlio Gesù che è la vite, desideroso solamente che noi rimaniamo uniti a lui perché possiamo portare i frutti buoni agli altri. Qui c’è lo Spirito Santo la linfa che rende fecondi i nostri tralci. Siamo in compagnia della Santissima Trinità, allora vogliamo dare la nostra lode, i nostri ringraziamenti perché essi desiderano che noi amiamo con i fatti e la verità.
(dall’omelia della Messa Capitolare del 2 maggio 2021 celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe)
Signore apri la nostra mente alle scritture
Gustiamo il mistero che stiamo vivendo, Cristo in persona è tra noi, non è un fantasma è il vivente il risorto e viene per incontrarci: che cosa vogliamo chiedergli? Prima di tutto chiediamo a lui che ci riempia di stupore, perché dobbiamo passare dalla tristezza dei discepoli di Emmaus, alla gioia che provavano nel rendersi conto che Gesù era vivo e presente in mezzo a loro nello spezzare il pane. Anche noi tante volte siamo pieni di tristezza ma non possiamo rimanere tristi dinanzi ai nostri problemi, dobbiamo aprire il nostro cuore alla gioia; non possiamo rimanere prigionieri dei nostri dubbi, delle nostre paure, dobbiamo passare allo stupore.
Dio ci insegue sempre, ma noi siamo come i discepoli di Emmaus, sempre in fuga, ma egli ci viene a raggiungere nei momenti più impensabili e ci dice, toccami, guardami, io sono il tuo redentore il tuo salvatore aggrappati a me.
Andiamo incontro a lui e chiediamo al Signore, apri la nostra mente alle scritture, alla parola che tu ogni domenica ci suggerisci; apri la nostra mente alle scritture, riempi il nostro cuore della tua gioia, così sul nostro volto può risplendere la tua luce.
dall'omelia della Messa Capitolare della III Domenica di Pasqua, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe.
La croce cattedra di Cristo
La liturgia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore unisce insieme la commemorazione dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme e l’annuncio della sua passione, un omaggio a Cristo nostro Signore.
Il racconto della passione invita a riflettere sulla vicenda di alcuni personaggi della narrazione con tutto il loro carico di coraggio e di codardia, di fedeltà e di tradimento, di coerenza e di contraddizione, di amore e di odio. Significative sono le figure di Giuda e di Pietro, entrambe dei dodici: l’uno tradisce l’altro rinnega; l’uno passa dalla parte degli oppositori, l’altro rivela tutta la sua fragilità. In Giuda riconosciamo il traditore in potenza che è in ciascuno di noi. In Pietro le nostre paure, le nostre debolezze e la poca fede; ci sono altri personaggi minori la donna di Betania che unge Gesù con olio profumato; Simone il cireneo che aiuta a portare la croce; il centurione che riconosce Gesù figlio di dio; le donne che stavano ad osservare tra le quali c’è Maria Maddalena, Giuseppe d’Arimatea che lo ha deposto nel sepolcro.
Carissimi, fratelli e sorelle, anche noi siamo chiamati a vivere santamente questi giorni ringraziamo il Signore Gesù per la suprema testimonianza di amore; nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per le persone che ama; dalla croce s’impara come si ama in modo gratuito e totale, non ci si sente mai soli, mai abbandonati e ancora s’impara a compiere la sua volontà consegnando la propria vita nelle sue mani. La croce cattedra di Cristo insegna a perdonare sempre; dalla croce si riceve il dono della madre di Dio da accogliere e custodire nella propria vita; dalla croce si riceve la certezza che saremo con lui in paradiso.
Chiediamo perdono per i nostri peccati, le nostre ingratitudini e per le offese al suo amore, meditiamo, contempliamo, riviviamo nella liturgia i santi misteri della passione morte e resurrezione del Signore per risorgere con lui a vita nuova: Pasqua sia un vero passaggio ad una vita trasfigurata dalla presenza del Signore, il ramoscello d’ulivo benedetto sia segno di pace e di riconciliazione.
A tutti auguro, buona settimana santa.
Dall’omelia della Messa Pontificale prefestiva della Domenica delle Palme, celebrata da S.E. Mons. Arc. Orazio Soricelli, nella Basilica Cattedrale di Amalfi il 27 marzo 2021.
Dio cosa ha fatto per noi?
La parola di Dio che c’è stata annunziata, ci vuole riempire di gioia, ma per accogliere questa gioia dobbiamo ricordare i benefici che lui ci ha fatto: ma cosa Dio ha fatto per noi? Tre doni ci vengono ricordati, ma ce ne sono tanti altri, ognuno di noi conosce quello che ha ricevuto da Dio.
Il primo dono è stato annunciato da Cristo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito e questo figlio unigenito adesso è qui, con noi; c’è lo dona questo suo figlio non per condannarci ma perché in noi ci sia la vita eterna.”
Il secondo dopo è il dono del castigo. Oggi c’è il coronavirus che ci sta un umiliando, è un castigo di Dio, che come un papà ci corregge mandandoci questi segni. Come capitò al popolo d’Israele nel deserto quando furono assaliti dai serpenti; come capitò allo stesso popolo quando fu deportato a babilonia. Dio punì il suo popolo perché lo voleva correggere e si corregge solamente quando si ama, e il popolo tornato in patria poté uscire al grido di gioia che abbiamo ripetuto nel salmo che abbiamo recitato insieme.
Il terzo dono, noi che eravamo morti siamo risorti, non siamo fatti per essere vittime della morte, dobbiamo risorgere già in vita, ad una vita più bella poi risorgeremo quando saremo avvolti dalla gloria di Cristo e la grazia di Dio che ci fanno risorgere.
dall’omelia della Santa Messa Capitolare del 14 marzo 2021, nella IV Domenica di Quaresima, celebrata dalla Basilica cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe
Ecco i doni che oggi devono riempire il nostro cuore, ma perché questo avvenga dobbiamo tornare a Dio, dobbiamo convertirci, non aspettiamo domani, facciamo nascere questo desiderio adesso, a contatto con Cristo, andiamo da lui e a lui con tutto il cuore diciamo: “Signore ricordando tutto quello che hai fatto per me adesso, fammi sentire la gioia della tua presenza, la gioia della tua grazia”.
Tag: omelie
Beati noi se confidiamo nel Signore
By Francesco Dipino
I due discepoli non hanno avuto più fiducia nel Risorto e sono andati via dal gruppo degli apostoli, Gesù li ha raggiunti, e li provoca perché siete tristi? Ecco fratelli miei cosa vuole fare la Chiesa con il sinodo, vuole raggiunge i suoi figli che si allontanano dalla Chiesa e vuole che sia Gesù risorto a raggiungerli, perché essi possano sfogarsi e dire del loro malcontento; ma poi deve essere il Signore a riempire il loro cuore di gioia…
In questo tempo, invece, si vuole cancellare Cristo dalla storia. Dall’Europa è venuto un documento con cui si raccomanda di non dire più il tempo del Natale, bisogna dire il tempo delle vacanze. si vuole cancellare Cristo.
Un vescovo che in questi giorni ha ricordato che il bambino Gesù non è babbo natale e sui giornali si è subito gridato all’invettiva contro il babbo natale.
Non siamo soli, ma uniti a tanti fratelli e sorelle sparsi sul nostro pianeta, con l’unico intento di fare esperienza sinodale, cioè di “camminare insieme”.
Infatti la parola “sinodo”, significa “camminare insieme”, camminare sulla stessa strada.
Un grande dono c’è stato dato, la legge di Dio, per cui Mosè dice al suo popolo, non c’è un popolo più intelligente e più saggio di noi perché noi possediamo la legge e sentiamo che il Signore è vicino a noi: questo diceva Mosè.
I farisei, gli scribi, hanno invece trasformato il precetto dell’amore di Dio in lavatura di mani e di bicchieri e di stoviglie; tutte cose che non cambiano l’uomo ma rischiano di deformare il dono che Dio ci dona in tutte le cose.
L’apostolo Andrea ci contagi con la sua testimonianza e ci ottenga la grazia di essere veri discepoli di Cristo, disposti a seguirlo e ad annunciarlo ai fratelli, ma fino a quando non c’è un vero innamoramento del cuore per lui, noi facciamo delle pratiche religiose, dei riti, ma non saremo capaci di lasciare tutto e dare la vita per lui.
L’apostolo Andrea ci ottenga il dono di numerose e sante vocazioni: giovani generosi disposti a lavorare per il regno di Dio.
L’apostolo Andrea ci accompagni nel cammino e ci ottenga grazia e benedizione per tutti. Amen.
Signore Gesù aiutaci a comprendere il mistero del tuo ineffabili amore perché senza di te non possiamo vivere pienamente; fa che ci nutriamo di te per rimanere con te e vivere per te; rendici attenti, accoglienti, generosi, solidali, verso i nostri fratelli e sorelle; insegnaci a diventare persone che sanno rendere grazie e diventare come del pane spezzato e condiviso.
Carissimi confratelli presbiteri diaconi carissimi fratelli e sorelle consacrati nella vita religiosa seminaristi fratelli e sorelle della nostra madre Chiesa diocesana ci ritroviamo oggi nella nostra Cattedrale cuore della Chiesa diocesana per la celebrazione della Messa Crismale, epifania dell’unità della Chiesa locale radunata attorno al pastore e viviamo questa liturgia sentendoci uniti alla cattolicità e all’universalità della Chiesa.
La liturgia di oggi e la bibbia ci rivelano che Dio è amore ed è questa la definizione più bella di dio e il suo amore si è manifestato con la venuta di suo figlio nel mondo, non siamo stati noi ad amare dio ma è lui che ha amato noi e ha mandato suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Dio è la sorgente dell’amore, Dio è generosità assoluta e benevolenza infinita, noi siamo amati da Gesù e abbiamo il dovere di amare come lui ci amati.
La risposta ci viene appunto dal vangelo, dobbiamo dare loro i frutti che lo Spirito Santo fa germogliare sui nostri tralci: è questa la nostra responsabilità nello stare con gli altri. Questo senso di responsabilità ci deve far gustare il mistero che adesso stiamo celebrando nello stare insieme.
Dio ci insegue sempre, ma noi siamo come i discepoli di Emmaus, sempre in fuga, ma egli ci viene a raggiungere nei momenti più impensabili e ci dice, toccami, guardami, io sono il tuo redentore il tuo salvatore aggrappati a me.
Andiamo incontro a lui e chiediamo al Signore, apri la nostra mente alle scritture, alla parola che tu ogni domenica ci suggerisci; apri la nostra mente alle scritture, riempi il nostro cuore della tua gioia, così sul nostro volto può risplendere la tua luce.
Chiediamo perdono per i nostri peccati, le nostre ingratitudini e per le offese al suo amore, meditiamo, contempliamo, riviviamo nella liturgia i santi misteri della passione morte e resurrezione del Signore per risorgere con lui a vita nuova: Pasqua sia un vero passaggio ad una vita trasfigurata dalla presenza del Signore, il ramoscello d’ulivo benedetto sia segno di pace e di riconciliazione.
La parola di Dio che c’è stata annunziata, ci vuole riempire di gioia, ma per accogliere questa gioia dobbiamo ricordare i benefici che lui ci ha fatto: ma cosa Dio ha fatto per noi?
Tre doni ci vengono ricordati, ma ce ne sono tanti altri, ognuno di noi conosce quello che ha ricevuto da Dio.