Siamo tutti chiamati a diventare Santi

Stamattina siamo entrati qui in chiesa ed abbiamo ascoltato le parole dell’esodo: onora tuo padre e tua madre; non uccidere; non commettere adulterio; non ruberai. Dinanzi a questa parola possiamo forse aver detto, non ho bisogno di convertirmi perché grazie a Dio non ho ammazzato nessuno e non ho rubato. Il Signore non si accontenta di questo e ci ha dato queste regole solamente per essere uomini e non animali, ma dal momento che Gesù si è messo sulla croce per noi l’uomo non può accontentarsi di essere uomo, deve diventare santo.

L’altra bella notizia che sta al centro del vangelo di oggi: distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere.
San Giovanni che ebbe la fortuna di vedere Gesù risorto e quindi credette in lui, ce l’ha detto nel vangelo, chiosa, questa espressione di Gesù e dice: ma egli parlava del tempio del tempio del suo corpo.

Il corpo di Gesù e il tempio di Dio perché lui era Dio ma anche il mio corpo, anche il vostro corpo è diventato tempio di Dio, è questa la bella notizia: Dio abita nel cuore dell’uomo e lo trasforma, è lui che vive dentro di noi; è lui che nelle tempeste della vita fa tornare il sereno; è lui che ci aiuta ad accogliere la croce di ogni giorno; è lui che ci spinge a donarci agli altri.
Ecco perché è bello ricevere l’eucaristia nelle nostre mani, perché Dio si affida al corpo nostro e noi lo portiamo con noi nelle cose della vita.

Andiamo incontro a Gesù e ripetiamogli: “Signore tu veramente hai parole di vita eterna.”

dall’omelia della Santa Messa Capitolare della III Domenica di Quaresima, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe.

La terra dei viventi è il luogo della prova

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi”, che bell’insegnamento ci ha affidato la liturgia di oggi, camminare alla presenza del Signore nella terra dei viventi; perché la terra dei viventi è il luogo della prova, come fu il luogo della prova per Abramo che ebbe fiducia in Dio e fu salvato.

La realtà della vita in cui siamo immersi è una realtà piena di sofferenze, di preoccupazioni, di difficoltà, è il luogo della prova e noi dobbiamo stare su questa terra dei viventi, restando fedeli a Dio: ma come è difficile restare fedeli a Dio in mezzo alle difficoltà della vita. Abbiamo bisogno anche noi di salire su di una montagna come fece Gesù con i suoi discepoli, Gesù li portò lassù, quei discepoli dovevano poi stargli vicino nell’orto degli ulivi, gli stessi discepoli che lo avrebbero visto sudare sangue per la preoccupazione; gli stessi discepoli che portò lassù per vedere lo splendore del suo volto.

Noi non possiamo camminare nella terra dei viventi se non saliamo su questo monte che è l’altare dove il Signore mostra ai nostri cuori lo splendore del suo volto. Com’è bella l’espressione del vangelo quando dice che i discepoli prima rimasero spaventati, lo spavento fa parte della nostra vita, prima si spaventavano, ma poi dopo essere avvolti nella nube dello Spirito Santo, dopo aver ascoltato la voce del Padre, non videro più nessuno se non Gesù solo, e Gesù era con loro.

Ecco colui che dà fiducia a noi nelle difficoltà: lui solo è con noi. Andiamo incontro a lui in questa santa eucarestia e a lui con tutto il cuore diciamo: Mostraci il tuo volto e noi saremo salvi.

dall’omelia della Santa Messa Capitolare del 28.02.2021, II Domenica di Quaresima, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe.

Gesù è morto per ricondurci a Dio

Abbiamo ascoltato l’invito di Gesù a convertirci e credere nel vangelo; e la buona notizia oggi è proprio questa: che noi possiamo convertirci e possiamo credere nel vangelo, perché Gesù è morto per noi per ricondurci a Dio.

Gesù adesso è con noi con il suo sangue versato sulla croce pronto a stipulare con lui a rinnovare con noi la sua alleanza, ecco perché è possibile convertirci perché siamo alleati di Gesù. Come lui anche noi siamo tentati dal demonio e come lui anche noi siamo destinati a convivere con le bestie selvatiche che ci aggrediscono, sono le nostre passioni l’invidia, la gelosia, la cattiveria, la rabbia, l’odio, sono le bestie selvatiche pronte a divorarci e rendere triste la nostra vita ma come Gesù anche noi possiamo dominare queste bestie, possiamo stare con loro come stava Gesù e gli angeli ci servono: questa è la bellezza nostra, la bella notizia.

Andiamo incontro a Gesù stamattina egli è qui per rinnovare la sua alleanza per noi, mettiamo la nostra mano nella sua ma da stamattina e insieme camminiamo per i sentieri che oggi Dio prepara per e noi, questi sentieri sono tutto amore e fedeltà, Dio ci ama e ci prepara sentieri che ci conducono alla gioia della salvezza.

dall’omelia della Santa Messa Capitolare del 21.2.2021 celebrata dalla Basilica Cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe

Quaresima sulle orme di Cristo

Carissimi con il mercoledì delle ceneri si apre il cammino quaresimale segno della penitenza e cammino di conversione, un dono che ci stimola, ci aiuta a camminare in modo rinnovato verso la Pasqua.
Il profeta Gioele invita a non fermarsi all’esteriorità ma ad andare al cuore a convertirsi a cambiare dentro a partire dal cuore; non un cambiamento superficiale esterno esteriore ma qualcosa che ci tocca nel profondo.

Il Vangelo ci presenta tre pilastri fondamentali della pietà farisaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno; gesti autentici solo se compiuti unicamente per piacere a Dio. Gesù infatti ammonisce dicendo di stare attenti a praticare le opere di giustizia davanti agli uomini solo per essere lodati, per essere ammirate, perché il Padre dei cieli tutto ascolta e vede, tutto conosce e ricompenserà secondo il nostro agire.

La parola di Dio leggiamola, meditiamola in famiglia con i gruppi ecclesiali approfondiamola nei centri di ascolto, anche se in questo tempo di pandemia i raduni sono vietati, insieme ai nostri cari meditiamo, riflettiamo, mettiamoci all’ascolto della parola, ritorniamo al Signore, impegniamoci in un cammino serio di verifica di conversione di cambiamento delle nostre scelte.
Intensifichiamo la preghiera, accogliamo i suggerimenti di Gesù, proclamiamo programmiamo qualche digiuno non solo di cibo ma anche di altre cose, come allenamento ascetico per rafforzare il nostro carattere. Apriamo il nostro cuore alla carità, alle opere di misericordia, prestiamo attenzione ai bisognosi, ai poveri ma soprattutto facciamo queste cose e stiamo attenti a non praticarle come Gesù ci ha detto, non per essere ammirati dagli altri.

In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’acqua viva della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Il digiuno la preghiera l’elemosina come sono presentati da Gesù sono le condizioni è l’espressione della nostra conversione, la via della povertà della privazione: il digiuno, lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito; l’elemosina il dialogo filiale con il padre; la preghiera ci permettono di incarnare una fede sincera una speranza viva una carità operosa.
La fede ci chiama ad accogliere la verità e diventare testimoni davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle.
Lasciamoci raggiungere dalla parola di Dio e scopriamo la Quaresima come tempo per credere e ricevere Dio nella nostra vita, di permettergli di prendere dimora presso di noi, affinché ci consenta di continuare il nostro cammino nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto ci sembra fragile e incerto. Parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione, il tempo della Quaresima è fatto per sperare per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio e speranza nella riconciliazione.
Diventiamo a nostra volta diffusori del perdono; il Papa dice fratelli nella quaresima siamo attenti a dire parole di incoraggiamento parole che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano. A volte per dare speranza basta anche maniere da persona gentile; basta anche un sorriso, una parola di incoraggiamento più che una parola triste.

Vivere la Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere in Gesù Cristo testimoni del tempo nuovo; significa ricevere la speranza di Cristo pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi.
Ed infine la carità vissuta sulle orme di Cristo.
La compassione verso ciascuno; la carità in questo mondo è la più alta espressione della nostra fede, della nostra speranza. La carità si rallegra nel vedere crescere l’altro, la carità può costruire un mondo nuovo, la carità da un senso alla nostra vita: il poco se condiviso con amore non finisce mai di vivere. La Quaresima di carità, vuol dire prendersi cura di chi si trova nelle condizioni di sofferenza, di abbandono, di angoscia a causa anche della pandemia.

Cari fratelli e sorelle ogni tappa della vita è un tempo per credere sperare ed amare, questo appello a vivere la quaresima come percorso di conversione, preghiera, condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare la nostra memoria comunitaria e personale. La fede che viene da Cristo vivo, la speranza anima dal soffio dello Spirito, l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.
Tra poco le ceneri saranno cosparse sul nostro capo, è un segno di buona volontà, compiamo il primo passo per camminare verso la Pasqua, non sprechiamo questo dono del Signore, siamo attenti vigilanti ascoltiamo la parola e facciamo opera di conversione.

dall’omelia della Santa Messa Pontificale del Mercoledì delle Ceneri, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi, da S.E.Rev. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni.

Gesù, è lui il nostro rifugio

La liturgia di oggi mette sulle nostre labbra questa bella preghiera: “Tu sei il mio rifugio mi liberi da ogni angoscia.
Questa preghiera possiamo gustarla, perché fuori soffia il vento forte e noi ci siamo riparati qui in chiesa, qui non abbiamo paura dei pericoli che ci possono essere fuori, stiamo al sicuro; qui viene a visitarci adesso Gesù, è lui il nostro rifugio.

Beato quel povero lebbroso che ebbe il coraggio di lasciare le sue tombe e andò incontro a Cristo, si rifugiò in lui, ed egli ebbe compassione lo toccò con la sua mano e lo purificò.
Quel lebbroso tutto contento divulgò la notizia e tutta la gente accorse a Cristo: è questo il mistero che si deve realizzare in ciascuno di noi; non dobbiamo aver paura di lasciare le nostre tombe, dobbiamo rifugiarci in Cristo, lui ci tocca; lui ha compassione di noi; lui ci restituisce la salvezza.

Signore sei tu il mio rifugio liberami dalle mie angosce.

dall’omelia della Santa Messa Capitolare del 14.02.2021 dalla Basilica Cattedrale di Amalfi, celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe

Poniamoci sulle tracce di Gesù, con entusiasmo

Com’è bella questa espressione del vangelo: “Simone e quelli che erano con lui si misero sulle tracce di Gesù, lo trovarono e gli dissero tutti ti cercano.

Per mettersi sulle tracce di Gesù con quanto entusiasmo lo fece Simone e con quanta gioia lo trovò. È quello che abbiamo fatto stamattina, forse non ce ne siamo accorti, abbiamo lasciato le nostre case ci siamo messi sulle tracce di Gesù adesso, lo abbiamo ascoltato, tra poco lo accoglieremo nelle nostre mani: com’è bello la domenica incontrarci con Gesù.

Ecco l’incontro con Gesù, lo dobbiamo a desiderare, perché lui è necessario alla nostra vita; perché anche noi tante volte passiamo delle notti insonni come Giobbe e non sono sempre e solo i dolori del corpo che ci fanno soffrire; ci sono poi soprattutto gli affanni dello spirito, le angosce, le preoccupazioni, le delusioni della vita, le ingiustizie che subiamo, sono sofferenze dello spirito che solo Gesù può guarire. Facciamo come la suocera di Pietro, mettiamo la nostra mano nella sua mano e diciamo: Risanaci Signore, Dio della vita.

Oggi avremo la fortuna di accogliere Gesù e non vi nascondo che quando io metto l’eucaristia nelle vostre mani provo una gioia grande. Quando metto Gesù nelle mani dei bambini mi intenerisco perché vedo ancora nelle loro mani le impronte dei colori con cui avevano colorato e mi intenerisco quando metto l’eucaristia nelle mani callose di un contadino o nelle mani rattrappite dall’artrosi, com’è bella l’umanità, Cristo che viene incontro alle nostre infermità: Risanaci Signore, Dio della vita.


dall’omelia della Santa Messa Capitolare del 7.2.2021 celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe dalla Basilica Cattedrale di Amalfi

I martiri necessità propria del messaggio evangelico

Carissimi l’apostolo Paolo ci ricorda che la risurrezione di Cristo è il fondamento della nostra fede e della nostra speranza, egli dedica tutta la sua vita a comunicare il Vangelo fino a portare le catene per Cristo, disposto ad essere perseguitato e soffrire per il Vangelo.
L’evangelista Matteo, invece riporta le parole di Gesù agli Apostoli, in cui è espressa la posizione dell’uomo nella vita terrena che decide del suo destino eterno, perché quella espressa nei confronti di Cristo è una decisione e come ogni decisione umana può realizzarsi in due modalità tra loro opposte: Mi riconoscerà; mi rinnegherà.
Riconoscere Cristo significa riconoscere come giusta la sua richiesta di essere considerato come unico salvatore dell’uomo. Rinnegare, sconfessare Gesù si compie non riconoscendo la fondatezza della sua esigenza ad essere unico Signore.
Il martirio esprime questa verità ed è la definizione pura e semplice della vita cristiana. A creare i martiri non sono i malintesi umani, ma una necessità propria del messaggio evangelico e anche se in tanti luoghi del mondo i cristiani sono discriminati, sgozzati, bruciati vivi, non manca anche per noi il martirio, cioè la testimonianza dei valori cristiani, accompagnata dalle piccole quotidiane sofferenze e contrarietà, perché derisi se ci si confessa, se si va a messa, per scelte fatte in un certo modo.
La Festa di San Biagio di quest’anno certamente non la dimenticheremo per lo scampato disastro della frana che ha segnato la vita della città, per fortuna senza perdite di vite umane. Osiamo immaginare che pur nella gravità dell’accaduto ci sia stata una mano dall’alto che ci ha protetti ed evitato un disastro di ben più gravi proporzioni: un vero miracolo.
Siamo vicini alle famiglie che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, sentiamo il dovere di ringraziare il Signore per il suo aiuto ed i nostri amici protettori, l’Apostolo Sant’Andrea e San Biagio vescovo e martire, affinché intercedano e veglino su tutti noi.

dall’omelia della Messa Pontificale nella Solennità di S. Biagio vescovo e martire, celebrata da S. E. Rev. Mons. Arcivesco Orazio Soricelli, dalla Basilica Cattedrale di Amalfi.

Non induriamo il nostro cuore

Il problema di oggi è il problema di sempre in mezzo a noi c’è lo spirito del male che ci presenta Gesù come colui che rovina la nostra vita, e ci fa allontanare da lui. Tuttavia noi siamo qui per incontrarci con lui, siamo qui per ascoltare la sua voce, egli il profeta annunziato a Mosè, sulla sua bocca Dio ha messo le sue parole e queste parole come luce penetrano nel nostro spirito.
Il Signore ci vuole rivestire con la sua luce, dobbiamo parlare con autorità come faceva Gesù. San Paolo nel brano che abbiamo ascoltato ci dà un semplice esempio sul come fare per stupire gli altri.
Dobbiamo restare al nostro posto con pazienza, accettando le cose della vita, prendendoci cura di chi ci è vicino: noi lo sposo per la sposa; la sposa per lo sposo; con chi è a lavorare con noi; con il nostro compagno di cammino, così noi parleremo con autorità e stupiremo.

Ascoltiamo la voce del Signore stamattina, non induriamo il nostro cuore.


dall’omelia della Messa Capitolare del 31.01.2021, IV° Domenica del Tempo Ordinario, celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe, dalla Basilica Cattedrale di Amalfi.

Chiesa, Lumen Gentium

Oggi facciamo memoria del secondo ritrovamento delle reliquie di S. Andrea Apostolo avvenuto 175 anni fa, anche se si tratta di una data secondaria e meno solenne delle altre, tuttavia è pur sempre occasione per riflettere sulla figura del Santo, sul significato della sua presenza, su come coltivare un’autentica devozione ed invocare il suo celeste aiuto.

Il passo della lettera agli ebrei ci offre una felice sintesi della vita cristiana, mediante Gesù Cristo già fin da quaggiù siamo in grado di realizzare un incontro con Dio. Questo incontro è possibile se maturiamo progressivamente con l’aiuto delle virtù: la pienezza di fede, una speranza indefettibile fondata sulla fedeltà di Dio ed una carità operosa.

La Parola ha la potenza la capacità di illuminare il cammino di ciascuno, la luce è Cristo Gesù, ma dove non c’è luce non ci sono differenze e neanche sfumature, tutto è indistinto e confuso; nella luce invece si colgono le differenze le distanze le distinzioni, c’è la possibilità di scegliere ed amare.
Chi è illuminato diventa luminoso per far luce anche agli altri.

La Chiesa Lumen Gentium è stata voluta per far luce nell’oscurità del mondo, ma se la casa è buia di notte, non ha senso incolpare la casa, ma dobbiamo piuttosto chiederci dov’è la luce; allo stesso modo se la società naviga nel buio, non ha senso incolpare la società di cui facciamo parte, ma piuttosto chiederci dove sono i cristiani.

S. Andrea è stato a fianco del Signore, ha assistito ai miracoli, ha partecipato all’ultima cena, ha visto Gesù morto e risorto e dopo il dono dello spirito, Andrea si è messo in cammino per annunciare la buona novella.
Impariamo da Sant’Andrea lo slancio missionario, il desiderio di annunciare Cristo fini agli estremi confini della terra e il sogno struggente di condurre i fratelli all’incontro con Nostro Signore.

Carissimi impariamo da Sant’Andrea ad amare Cristo anche fino al dono della vita e se è giusto nella preghiera chiedere innanzitutto i doni spirituali e poi quelli temporali, tuttavia in questo difficile tempo terribile di pandemia in cui siamo angosciati e spaventati, osiamo chiedere al nostro celeste patrono che intervenga per portare salute e serenità.

O Celeste nostro patrono, noi confidiamo molto nella tua amicizia e protezione, intercedi per noi e per tutto il mondo.

dall’omelia della Santa Messa Pontificale del 28.1.2021 dalla Basilica Cattedrale di Amalfi, per la ricorrenza del 175° anniversario del ritrovamento della reliquia del Capo di Sant’Andrea Apostolo, presieduta da S. E. Rev. Mons. Arc. Orazio Soricelli.

Alzati, va annuncia la mia Parola

Abbiamo cantato insieme “fammi conoscere Signore le tue vie” e Gesù ci risponde: “Vuoi conoscere la tua via? Ascolta la mia Parola.

Oggi terza domenica dell’anno liturgico è la giornata dedicata alla Parola di Dio per cercare di comprendere com’è bello ascoltare questa parola che è feconda perché trasforma la nostra vita.

Quando stamattina mi sono affacciato alla finestra, ho visto il mare molto agitato, come è agitata la nostra vita. Il cielo pieno di nubi, come è pieno di nubi il nostro futuro, ma c’era la luce dell’alba, che stava diradando le tenebre della notte. Ecco la parola di Dio, la luce che si sprigiona dal sole, che è nascosto, il nostro Dio presente è questa luce che dirada le nostre tenebre e stamattina mi ha detto: “alzati, va annuncia la mia parola.

È questa la fecondità della parola di Dio non ci fa poltrire nel letto, ci fa alzare perché la vita è soprattutto azione, ed è breve la nostra vita, ce l’ha ricordato anche San Paolo, la vita passa, dobbiamo approfittare del tempo che il Signore ci ha dato per accogliere la sua parola e convertirci alla sua parola, per diventare con Gesù costruttori del regno di Dio.

Come amava dire Mons. Marini, ma è la nostra dottrina, regno di Dio è il regno della creazione, quel regno che è stato dipinto nel paradiso terrestre, quando l’uomo e la donna erano felici e godevano della presenza di Dio; poi sappiamo il demonio cosa ha fatto e allora Cristo  è venuto sulla terra e pazientemente sta ricostruendo il regno di Cristo, il suo regno su questa terra ed ha bisogno delle mie mani delle vostre, mani del mio cuore del vostro cuore, ma il Signore sta ricostruendo questo regno con la collaborazione dei redenti da lui.
Siamo tutti costruttori del regno di Cristo: il regno dell’amore, il regno della pace, il regno della giustizia e alla fine dei tempi, questo dice San Paolo, Cristo si presenterà al Padre con tutte le sue conquiste, il suo regno, tutti quanti insieme accanto a Cristo e Cristo dirà al Padre ti ho restituito ciò che satana ti ha tolto: l’uomo! Viene da te per godere della tua compagnia, ecco allora il regno finale.

Andiamo incontro a Cristo abbiamo ancora il tempo di lasciarci trasformare da lui, crediamo alla sua parola, convertiamoci.

dall’omelia della messa capitolare della III° domenica del tempo ordinario del 24.1.2021, giornata dedicata alla Parola di Dio, celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi da don Luigi Colavolpe.

Ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato

Beati noi che possiamo incontrare Gesù, egli è il nostro Salvatore.
Cosa dobbiamo fare Signore per seguirti? È la domanda che sorge spontanea, in questo momento vogliamo seguirti, ma cosa dobbiamo fare?

E tu ci rispondi: devi rimanere al posto tuo, là dove ti trovi, nel dubbio, nella sofferenza, nella tristezza, nella rabbia, nella gioia, là dove di trovi. Là devi restare, perché là dove ti trovi puoi fare la volontà del Padre mio che è nei cieli.

Questo è il messaggio che Gesù stamattina affida al nostro cuore, possiamo santificarci restando al nostro posto, perché al nostro posto possiamo fare sempre la volontà di Dio.
Una sola cosa dobbiamo chiedere al Signore che possiamo farla questa volontà, con la prontezza con cui l’ha saputa fare lui, lui che ha pronunziato il suo eccomi! Quando ha visto che il mondo doveva essere salvato da lui si è presentato al Padre e ha detto: tu non vuoi sacrifici di tori e di pecore, tu mi hai dato un corpo eccomi, sono pronto a fare la tua volontà.

Il Signore ci ha dato questo corpo per glorificarlo facendo la sua volontà. Andiamo a Gesù anche stamattina ripetendo le parole del salmo che abbiamo recitato poco fa, come sono belle: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido e mi ha messo in bocca un canto nuovo, un canto di lode al nostro Dio.”

dall’omelia della Messa Capitolare del 17.1.2021 celebrata nella Basilica Cattedrale di Amalfi dal canonico don Luigi Colavolpe.

Andiamo, attingiamo con gioia alle sorgenti della salvezza

Con l’epifania si e concluso il ciclo del natale, oggi con il battesimo di Gesù incomincia un altro ciclo dell’anno liturgico; due misteri: il mistero del natale in cui il padre presenta Cristo presente nel mondo, ed il mistero del battesimo di Gesù, in cui il padre torna a presentarci Gesù come il nostro salvatore, due misteri in cui il padre dei cieli ha fatto sbrigliare la sua fantasia per presentare il suo figlio nel modo più semplice ma incisivo.
Gesù che si immerse nel fiume Giordano adesso si fa presente in un po’ di pane, un po’ di vino ed a noi stamattina ci ripete, ma perché volete sprecare tante energie per andare in cerca di ciò che non e pane che può saziare il cuore vostro, che non e acqua che può saziare la vostra sete, venite a me mangiate e bevete gratuitamente.

Ecco quello che il Signore stamattina ci ripete venite e mangiate. Andiamo, attingiamo con gioia alle sorgenti della salvezza. Adoriamo. Ascoltiamolo.


dall’omelia della Messa Capitolare del 10 gennaio 2021, ricorrenza del battesimo di Gesu, celebrata dal canonico don Luigi Colavolpe.

Tag: omelie

Siamo tutti chiamati a diventare Santi

Il corpo di Gesù e il tempio di Dio perché lui era Dio ma anche il mio corpo, anche il vostro corpo è diventato tempio di Dio, è questa la bella notizia: Dio abita nel cuore dell’uomo e lo trasforma, è lui che vive dentro di noi; è lui che nelle tempeste della vita fa tornare il sereno; è lui che ci aiuta ad accogliere la croce di ogni giorno; è lui che ci spinge a donarci agli altri.

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Gesù è morto per ricondurci a Dio

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Quaresima sulle orme di Cristo

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Gesù, è lui il nostro rifugio

La liturgia di oggi mette sulle nostre labbra questa bella preghiera: “Tu sei il mio rifugio mi liberi da ogni angoscia.”
Questa preghiera possiamo gustarla, perché fuori soffia il vento forte e noi ci siamo riparati qui in chiesa, qui non abbiamo paura dei pericoli che ci possono essere fuori, stiamo al sicuro; qui viene a visitarci adesso Gesù, è lui il nostro rifugio.

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Siamo vicini alle famiglie che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, sentiamo il dovere di ringraziare il Signore per il suo aiuto ed i nostri amici protettori, l’Apostolo Sant’Andrea e San Biagio vescovo e martire, affinché intercedano e veglino su tutti noi.

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Non induriamo il nostro cuore

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Alzati, va annuncia la mia Parola

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